“Qual è la vera Scozia?”
11-Agosto 2013
Solitamente non rispetto mai gli orari, è una tendenza, questa, che spesso e volentieri mi mette in difficoltà con me stesso e con gli altri. Pensavo che la reponsabilità di una vacanza che poggia tutto sul semplice me stesso potesse bastare a farmi prendere il bus delle 05.30 am dalla stazione dei bus. Ovviamente mi sbagliavo. Alle 12.25 salgo sull’autobus diretto, prima a Fort Williams, piccolo cambio e piccola pausa, dopo di ché… Portree. La mia vera meta insieme alle Fairy Pools, un fantastico luogo leggendario pieno di turisti con un mediocre spirito di aventura e poca voglia di sporcarsi le ginocchia (mi ci annovero senza problemi).
Fino ad ora non ho avuto modo di parlare con nessuno e non volendo smentire questa situazione, continuo a bofonchiare tra me e me, rido delle mie stesse battute, mi prendo in giro perché rido delle mie stesse battute e mi inoltro in filosofici abissi della psiche che hanno fame, molta fame, delle mie sempre più sporadiche visite. Comunque, il bus ballonzola, sfreccia ad una velocità allucinante e i soliti turisti con mediocre spirito di avventura si stupiscono di quello che vedono dai finestrini.
Non riesco a dormire, causa una potente discussione tra tizi con la barba bicolore della stessa tribù, presumo. È proprio vero che gli esseri umani preferiscono il litigio alla pacata discussione, proprio perché nel litigio è possibile raggiungere un frastuono altrimenti non raggiungibile nei semplici discorsi. Mi dedico a Lightroom e alla post produzione delle foto scattate a Edimburgo. Capisco subito che è praticamente impossibile fare una post produzione con bestie ululanti in pieno periodo di riproduzione e i sobbalzi violenti del bus, nonostante tutto, continuo a farla… Anche perché so che se voglio continuare questo diario, mi devo dare da fare in tutte le situazioni possibili. Finalmente approdiamo a Fort Williams… Di un forte non c’è niente, in compenso c’è un McDonald’s e parecchie nuvole inquietanti. Aiuto un nutrito gruppo di giapponesi a prendere un autobus, probabilmente sbagliato e mi dirigo rapidamente verso il McDonald’s. Ingurgito come un vecchio randagio il primo panino che mi appioppano, mi sento immediatamente bloccato dalla gola alla coda (lo sapete che abbiamo una coda, vero?) ed in questo esatto e tremebondo momento mi rendo conto di una cosa: sono circondato da asiatici di tutte le qualità. Tantissimi asiatici. Vecchi, giovani, saggi, vecchi pulciosi, signori distinti, ragazze smunte e bianchicce, bambini cinesi con cellulari giganti, vecchie con i capelli viola, coppie vestite con scarpette, t-shirt e converse, ricoperte di fango, reflex e tantissimi sorrisi umidi. Ci sono veramente tanti asiatici a Fort Williams. (Se volete sapere perché si chiama così, andate su wikipedia).
Si riparte per Portree, sono le 17.00 e tutto sembra andar bene, il sole è sempre più nascosto tra le basse e pesanti nubi scozzesi ed i boschi che attraversiamo mi stuzzicano la fantasia. Ad un certo punto una freccia sfonda il vetro laterale del bus e si conficca esattamente in fronte di un vecchio che si era addormentato con la testa sul vetro. Il sangue imbratta tutta la vetrata, i passeggeri continuano imperterriti ad ammirare le colline ai vetri mentre quei demoni medievali ci attaccano, con i loro segugi pieni di borchie e le loro cavalcature inquietanti. Sono vestiti di nero, viola e blu, e sembrano essere un misto tra lupi, orsi e umani grossissimi. Il secondo passeggero che muore è un’anziana coreana, viene spappolata dai ferri di un cavallo gigantesco, io mi nascondo dietro un londinese grandissimo… Mi sveglio. Sto russando come un porco. Mi fa male la gola.
Ed Ecco Portree. Inizia Portree. Finisce Portree. 200 mt di città, composta da ristoranti, caffé ristoranti, caffé-fish and chips, fish and chips-ristoranti-pub, pub-fish and coffee, un ufficio informazioni, una banca, una chiesa in vendita, una stazione centrale grossa quando una fermata di autobus, un negozio che vende strumenti musicali e fish and chips, un negozio che vende souvenir e caffé. In tutto questo manca il mio dannato ostello. Vago per 10 minuti, assonnato, turbato, sotto una pioggerella insistente e fredda. Giro inutilmente a vuoto tra ristoranti, B&B, e tutte le altre cose appena citate e finalmente lo trovo. Accanto ad una baia che pare una discarica, ecco il mio nuovo ostello da recensire. L’Ostello del “Take it Easy”.
Aspettando alla reception per circa 20 minuti
Appena fuori dall’ostello a scaldare le dita
La baia di fronte all’ostello
Il bellissimo porto di Portree (o Rich Port)
Entro. Bagnato. Scorbutico. Non c’è nessuno ma in compenso noto come la razza asiatica sia effettivamente la più attiva in tutta l’isola di Skye. Chiedo ad una famiglia giapponese dove potesse essere il receptionist. Mi rispondono “i like Florence”. Trovo un ragazzo, apparentemente cinese. Anche lui aspetta, controllo se è cinese, glielo chiedo:
- – Where are u from?
- – Nederland
- – Cazzo.
Justin Yu, così si chiama il cinese, mi spiazza. Capisco quindi di essere vittima di una sorta realtà simulata, io vedo solo asiatici ma in realtà sono tutte persone di altre etnie. Arriva il receptionist, sembra Bilbo Baggins più ubriaco e più sfacciato. Non è asiatico.
Dopo essermi sistemato, io e Justin andiamo a scattare qualche foto con la promessa di andare a mangiare qualcosa ad un ristorante (si, volevo spendere), magari del buon pesce fresco… Ci facciamo prendere dalla foga delle foto, facciamo un sacco di scatti (io ne faccio 5, per me sono tantissimi, lui ne fa 500, per lui sono pochissimi) e ci guardiamo dei bambini litigare per un salmone. Nel frattempo intorno a me un nutrito gruppo di asiatici si mette in fila per il ristorante più abbordabile della città. Sono circa le 20.00 e decidiamo di andare a mangiare del buon pesce fresco, fregandosene dei costi allucinanti dei piatti principali: minimo 20£ e se volete bere e predere un antipasto, beh, spero che abbiate con voi molti, molti soldi. Mentre fantastichiamo su salmoni, aragoste e trote ci rendiamo conto che nessun ristorante ci fa accomodare. Uno dopo l’altro veniamo rimbalzati da tutti i ristoranti della città, ormai stracolmi di asiatici affamati. Mi domando se non sia io il problema, Justin sembra pensarla così visto che continua a guardarmi a metà tra l’ammirazione per le foto che ho scattato e lo schifo per la mia presenza troppo poco asiatica.
La nostra giornata si conclude miseramente in un supermercato, io mi prendo una scatoletta di tonno e del porco affumicato, Justin esagera con una sbobba da cucinare al microonde. Ci togliamo la soddisfazione di un vino bianco cileno da 7£ e biscotti gommosi. Torniamo in ostello dove ci attendono 4 simpatici ragazzi con un accento tipicamente tedesco. Sono tedeschi. Non contenti delle disgrazie culinarie ci rendiamo conto di due cose:
- Il microonde della cucina dell’ostello è chiuso.
- Non ho le posate per mangiare il tonno nè il pezzo di porco affumicato che ho comprato.
Fortunatamente, Marco, un tedesco simpatico il cui obiettivo è arruolarsi e vivere strisciando nel fango, fornisce un fornellino a Justin con annessa scatola di fagioli degni del miglior Klondike. Io mi accontento di fare quello che faccio di solito, mangiare con le mani. Ma questa volta cerco di farlo in modo simpatico. Non ci riesco.
Il vino arriva alla fine, Justin tentenna, gli rubo qualche spicciolo (chiedendolo) e parto alla conquista del piccolo supermercato. “NO Alcool from 9,00 pm”. Impreco, prendo la macchina fotografica e scatto una foto al porto, mi giro. Sono circondato nuovamente da famiglie asiatiche. Torno in ostello sconfitto.
Io e Justin ci congediamo dalla truppa di Hannover e andiamo in camera. Il mio principale avversario, un tizio di una 50ina di anni, capelli lunghi, bianchi, moleskine sempre aperta, puzzo di Pall Mall rosse e rughe alla Clint Eastwood. Dorme sotto di me nel letto a castello, è sveglio. Mi odia. Lo sento. Odia le mie infradito con la bandiera italiana, in realtà non sa che le odio anch’io. Mi osserva dritto negli occhi, li socchiude. Mi avvicino con fare felino. Purtroppo non sono un felino e butto giù la sua sedia piena di calzini umidi e suole di scarpe annerite. Impreca. Impreco. Salgo sul letto, lo sento lamentarsi in gaelico. Non conosco il gaelico ma sento che è gaelico. Mi metto a scrivere l’articolo che avete letto ieri sera, continuo a sentirlo imprecare e per non sentirlo inizio a battere le dita sulla tastiera con veemenza. Non funziona e poi non ricordo più niente perché collasso… La mattina mi sveglio con il mio nemico nudo, palle grinzose al vento, culetto rinsecchito e ciabattina di pelo, mentre cerca qualcosa nello zaino. Visto in questa situazione fa molta meno paura.
SPESE EFFETTUATE:
- 2 Ore di Wi-Fi 1.50£
- Porco affumicato + Scatoletta di Tonno + Pane alle noci + Vino bianco cileno 12£
- Ostello 2 notti 34£
COSE BENE
Si respira ambientazione Fantasy da quando si entra sull’isola. Valli, colline, laghi su laghi e colori staccati, sempre divisi, nitidi e ognuno con un suo spicchio di mondo da colorare. I paesaggi sono stupendi e i luoghi veramente poco affollati. E’ possibile accamparsi con la tenda praticamente ovunque, anche i camper hanno vita facile. Il meteo è continuamente instabile ma la temperatura è piacevole (18°). La pioggia è sopportabile. Per gli amanti nelle camminate, anche impervie, è il paradiso. Qualsiasi angolo ha un sentiero che parte tra monti e foreste incantate.
COSE MALE
Gli orari dei negozi e dei ristoranti sono fuori da ogni concezione. I ristoranti non fanno entrare dopo le 20.00 mentre tutte le attività chiudono alle 18.00, i prezzi sono molto alti (antipasto in media 11£ e piatto principale 20£, se prendete il pesce andate sopra i 30£). Tutti i posti letto si esauriscono velocemente, quindi prenotate sempre anticipatamente, ho visto molti disperati aggirarsi per la piccola Portree in cerca di un garage dove passare la notte. Dopo le 9.00 pm tassativo divieto di vendita alcolici e di qualsiasi altra cosa. I turisti sono perlopiù famiglie e anziani amanti della natura, pochissimi giovani, pochissime attività per giovani, anche se in effetti uno non viene qui per spassarsela. L’ufficio Turistico apre solo 4 ore al giorno, 4 giorni a settimana (domenica chiuso). I bus sono collegati bene con Inverness, malino con Glasgow e gli altri luoghi principali di Skye. (Gli orari sono rarefatti).
L’ostello in cui alloggio è economico ma il proprietario è molto particolare, va saputo sopportare (molto, molto invadente). La Wi-Fi non è gratuita ma i letti sono puliti e i bagni pure. La doccia è decente. Ostello = BAYFIELD HOSTEL PORTREE. C’è un altro ostello in città, INDEPENDENT HOSTEL PORTREE, visto da fuori sembrerebbe più adatto ai giovani ma è sempre esaurito da qual che mi hanno detto…
ANEDDOTO DA RACCONTARE
Mi reco al supermercato Co-Operative per prendere la seconda boccia di vino quando:
Tizia grinzosa ma giovane, Scozzese: No Alcool!
Io: Ehm, what about water?
Lei: Here u are!
Io: Could u gently put some Vodka inside?
Lei: Spanish! You are all the same!
Io: Claro. Specially italians.
Lei: Go Away!
Io: If only i was asian…
PS: non ce l’ho assolutamente con gli asiatici, non sono razzista ne altre cose di questo genere. Quello che riporto è solamente la pura verità. Tantissimi asiatici.
FOTO BONUS: Poltrire ovunque!
Perdonatemi eventuali errori di battitura, scrivo sempre di fretta e non ho il correttore, i’m so sorry.
Fil.