Edimburgo “Toccata e Fuga”
10-Agosto 2013
Prima di tutto mi tocca partire da un po’ più lontano, purtroppo, per racontarvi la prima GRAVISSIMA disavventura capitatami ovviamente all’aeroporto di Pisa.
Quindi da ora in poi, visto che ho perso il pippolino che gestisce tutto il quadrante, avrò solo 2 ore esatte durante le 24H, le famigerate 11:34. Ho come l’impressione che guarderò l’orologio più di quanto mi potrà essere effettivamente d’aiuto (quindi più di 2 volte al giorno). Sinceramente non so come ho fatto a fracassarlo, di sicuro ero all’aeroporto a quell’ora ed è l’unico indizio che ho, lascio ai detective il compito di risolvere l’arcano, io mi fiondo ad Edimburgo con l’unico riferimento orario che da ora in poi sarà la mia fedele reflex da viaggio, Canon 450D, il cagionevole Nexus (la batteria è sempre una piacevole spiacevolezza) e qualche sensazione derivante da ombre e sesto senso.
L’arrivo a Edimburgo è abbastanza traumatico, il freddo mi addenta subito il collo ed io reagisco all’attacco come da copione. Ho pensato che vestirsi da Ninja potesse essere considerata una mossa saggia.
Come sempre mi capita, ho esagerato, in realtà la temperatura è mite, piacevole, fresca e sicuramente ad Edimburgo non hanno bisogno di un Ninja (di scarsa qualità, tra l’altro). Il tempo lievemente uggioso ti scombussola con folate di vento, vampate estive, pioggerelle di seta e ombre umidicce, insomma… Son sempre ad aprire e chiudere giacchetto e felpa.
Ho prenotato un ostello molto particolare ed economico per la mia prima notte ad Edimburgo. A causa del Festival (periodo di Ferragosto) i prezzi di tutti gli Hotel e B&B sono saliti alle stelle, la Scozia, già abbastanza cara di suo, rivela la sua parte più taccagna e ostile (ricordiamoci che è la Scozia il luogo dov’è nato Paperon de’Paperoni) quindi, ho optato per un ostello improvvisato dentro ad una chiesa sconsacrata. A dire il vero credevo si trattasse di una semplice trovata pubblicitaria e invece…
Giusto il tempo di sistemarmi e schifarmi dell’odore nauseabondo, che mi aggredise appena apro la porta della mia camerata, che riparto alla scoperta a caso di Edimburgo. Ho deciso di non guardare nessuna cartina e di lasciarmi quindi guidare dal naso (un po’ come il Grenouille di Suskind ma molto meno assassino). Il mio girovagare a casaccio mi porta per prima cosa in una specie di foro su una parete che inizialmente mi ricorda una fogna a cielo aperto, per poi rivelarsi essere soltanto l’inizio di una fogna. Incassata la prima sconfitta, non mi do per vinto e mi lancio su un altro buco, questa volta più umanizzato (c’erano le scalette) e mi ritrovo in un mini-borgo antico con casette colorate, un fiume nascosto, parecchi alberi ed il famoso castello di Edimburgo all’orizzonte. Ecco qua le foto…
Decido che è il momento di tornare verso la società civile e mi lascio guidare dai miei sensi di ragno obeso verso il centro della città, invano. Finisco in un pittoresco quartiere iper commerciale, insegne come “Bella Italia” “Cappuccino Amore Mio” “Bella Ciao” “Ciao, Ciao, Bella” “Piazza Italia” e “Wannaburger” mi bombardano il nervetto che gestisce la nausee. Ovviamente finisco in pochi secondi dentro Wannaburger ordinando il panino più costoso che avevano a disposizione, 4.95£ per un maledettissimo panino funghi e rucola. Uno si aspetta il mega hamburgher sugnoso a 4 strati e si ritrova un micro panino con erbette e funghi. Ho fame, non mangio dalla mattina (il mio orologio continua a segnare le 11.34 quindi non chietemi che ore erano) e considerando il sole sarebbero dovute essere le 17.30 (Il nexus ovviamente è già andato e la reflex mi faceva fatica tirarla fuori per vedere l’ora…). Libero dalla fame, dalle ore e dall’esigenze di chiunque altro tranne me, riprovo a beccare il centro. Una scontata illuminazione mi porta a capire che il Castello si trova esattamente nel centro della città, capito quello, capito tutto, o quasi. I piedi vanno abbastanza bene e mi godo qualche chilometro di Edimburgo. Un parco, ragazzi che fanno parkour, vecchi che pomiciano e gabbiani che provano a rubare loro dell’improbabile cibo giallo e gommoso, scoiattoli che mi vogliono fottere la reflex, indiani che corrono velocissimi e sudatissimi e ragazze scozzesi che assomigliano tutte, spaventosamente a Wayne Rooney.
Scopro che, improvvisamente, sono le 22.00 e decido dunque di tornare all’ostello, senza in realtà sapere dove fosse situato. Il mio senso di ragno obeso reagisce bene e mi ritrovo nel quartiere dei pottini grassi di Edimburgo. Mi arrendo, entro in un pub gestito da due giovincelli mega impostati, mi becco una Tennet’s base (non ne vale la pena) e riparto verso l’ostello. A mezzanotte sfondo la camera della chiesa, impreco senza essere troppo blasfemo, butto giù un tizio dal mio letto, evito la rissa e vado a dormire mettendo tutto quello che avevo di tecnologico in carica.
Pottini Grassi ad Edimburgo
Strade oscure che mi tocca percorrere perché non so dove sto andando
SPESE EFFETTUATE:
- Panino Wannaburgher 4.95£
- Tennent’s 4£
- Bottiglia d’acqua al limone che faceva schifo 2£
- Ostello (pagato in Italia) 17£
- CityLink (serve per andare a giro col bus senza fare i biglietti) 35£
- 4 Muffin 99 pence
- Succo tropicale 70 pence
COSE BENE
Ho visto una Edimburgo scoppiettante, il festival ha accesso questa città come un fuoco d’artificio! Si respira energia e voglia di divertimento senza limiti di età. C’è molto rispetto per l’ambiente e per la pulizia in generale (tranne che nei cessi). Non vedo l’ora di tornarci il 14 Agosto per godermela al meglio. L’ostello è un po’ sporco, molto da battaglia. Visto il periodo mi è andata bene trovare da dormire a cifre accessibili. Lo staff invece è molto disponibile e sempre presente.
COSE MALE
La Stazione dei Bus è una sorta di miraggio allucinante, le persone sembrano molto chiuse, nonostante la voglia di Festival e i prezzi sono parecchio alti, in linea con il resto del Regno Unito. L’orologio che m’è partito mi darà un po’ di problemi, più che altro per abitudine a guardarlo. La città, nonostante sia molto bella, pare un po’ ripetitiva architettonicamente parlando. Ci sono un sacco di Web Agency… (non so se si può mettere nelle cose male…).
ANEDDOTO DA RACCONTARE
Stava ormai calando il sole (quindi verso le 22.00 abbondanti) quando una coppia, allarmatissima, di italiani mi ferma. Non mi riconoscono e tentano un improbabile inglese:
Italiano Uomo: Sorry for disturb you, can help us?
Io: Ok, tell me…
Italiana Donna allarmatissima: We don’t have the taxy to go to airport! can you tell the number on the telephone? we want to call the taxi
Io: Sorry ma’am, i’m a tourist. By the way i saw a taxi station at the bottom of this street.
Italiana nel panico: Grazie! What time is it now?
Io: (guardo l’orologio) 11.34
Italiano sclerato: Cazzo Cazzo! abbiamo l’aereo tra un’ora lo perdiamo! Cazzo
*Scappano via a casaccio*
Sinceramente continuo a non capire se volessero che gli chiamassi un taxi o che gli indicassi il numero, detto questo, mi sono reso conto solo 10 minuti dopo che il mio orologio era ovviamente bloccato. Ganzo.
FOTO BONUS: Ditemi se non sembra un gigantesco Robot incazzatissimo!
Dio se non dev’essere stato mega bello dormire in chiesa: come gli sfollati, come i Flanders dopo l’uragano, solo che forse tu non avevi la maglia “I’m with stupid”.
A parte gli italiani che non si smentiscono mai col loro inglese e che di per sé sono fonte di ilarità, a parte il simpatico riflesso incondizionato del credere all’orologio qualunque cazzata dica, a parte quell’incombente Transformer mascherato da ponte, c’è una cosa che mi è piaciuta parecchio di questo post: la didascalia alla foto con la strada buia. “Strade oscure che mi tocca percorrere perché non so dove sto andando”. Mi ha fatto venire in mente una persona tipo me, un po’ svampita, che si aggira tra i sentieri della vita con gli occhioni curiosi e lucidi da manga giapponese, cambiando tante volte, purtroppo e per fortuna, direzione, però felice. Sì, ho fatto tutto da sola nella mia testa; però faccio tenerezza. 😉
Ciao ninja, sei bravo a raccontare le cose.
Ah, sappi che sono interessata allo stato del tuo apparato gastrointestinale.